L’importanza dell’ascolto
Seconda parte dell’articolo La Salute: tra energia, movimento ed equilibrio
Una frase molto nota in ambito terapeutico recita così: “il corpo non mente”, a differenza della mente, che per sua natura si astrae, cavilla, e a volte sa anche raccontarsela.
Ma che vuol dire esattamente? Cos’è il corpo?
Tendiamo a pensare al corpo come abbiamo imparato a scuola: “un elenco di organi con funzioni differenti e separate tra loro”, senza mai prendere in considerazione la sua funzione generale, o funzioni meno tangibili come le emozioni o il pensiero, che pure appartengono al medesimo corpo.
Il corpo analizza e metabolizza aria, cibo, acqua, attraverso gli apparati noti; analizza e metabolizza l’ambiente esterno e l’esperienza che ne fa, attraverso le emozioni e il pensiero. Infatti, ogni evento della vita ci giunge attraverso le percezioni sensoriali, attraverso le emozioni che esse ci suscitano, (piacevoli e non) e i pensieri che da esse ne scaturiscono.
Il mondo esterno viene “sensato” da tutti gli strumenti del nostro corpo, secondo la loro struttura e memoria, per poter essere poi compreso, integrato, e provocare così una risposta.
Ogni più minima esperienza della vita è una conoscenza organica (degli organi del corpo), emotiva e psichica insieme.
Per comprenderlo meglio, immaginiamo di trovarci improvvisamente in un luogo buio e sconosciuto. Ecco che in noi si attivano funzioni come la paura e l’iper-vigilanza (il cosiddetto “stato di allarme”) che tradotti nel linguaggio del corpo, sono una catena di reazioni organiche, (scatenate da ormoni e neurotrasmettitori impulsati dal sistema limbico o emotivo) che permettono di reagire in maniera adeguata all’evento: la pupilla si dilata per vedere meglio; l’udito si acuisce per cogliere rumori sospetti; l’intestino ferma la sua attività digestiva, mentre, i bronchi si dilatano per approvvigionarsi più ossigeno, il cuore batte più velocemente e più forte per pompare più sangue verso i muscoli per fuggire o attaccare velocemente, e certe zone della corteccia cerebrale si attivano per tradurre le informazioni sensoriali recepite, e trovare rapide ed efficaci soluzioni ad eventuali pericoli e minacce improvvise.
Ogni emozione vissuta, piacevole e non, si accompagna sempre ad un’attività organica e ad un pensiero, in maniera coerente, funzionale, e interdipendente.
Se le emozioni influiscono su organi e pensiero, anche lo stato degli organi e il tipo di pensiero possono influire sugli altri due.
Abbiamo tutti provato l’esperienza di un umore più “nero” e un pensiero più pessimista dopo una giornata molto stancante, dopo un’intossicazione alimentare/chimica/alcolica, o una sofferenza fisica particolarmente importante; così come abbiamo provato l’esperienza di un ricordo o un pensiero che ci ha riportato a emozioni specifiche e alle seguenti reazioni organiche che queste hanno scatenato in passato.
Per il corpo tutto è presente. Tutto è impresso in esso.
Sia il presente che il passato sono integrati nella struttura del corpo, nei suoi tessuti, che se “ascoltati” non possono che mostrare la propria realtà, senza possibilità di mentire.
Le difficoltà del percorso della vita come opportunità
Come abbiamo già detto nella prima parte di questo articolo, non tutto ciò con cui il corpo entra in relazione (le varie forme di energia che lo penetrano dall’esterno) è immediatamente metabolizzabile, digeribile.
Un processo di “digestione” può bloccarsi tanto per motivi meccanici quanto per motivi energetici-emozionali; più comunemente, per una commistione dei due.
Le metabolizzazioni dell’acqua, dell’aria, e del cibo sono stati apprese dall’uomo in un lungo percorso di integrazione ed evoluzione, ma tutto ciò che è vissuto come nuovo e anche doloroso richiede al corpo un surplus di sforzo per permettergli di trasformare se stesso in relazione alla nuova esigenza, che non sempre è in grado di fare nell’immediato.
A volte ci vogliono dei tempi un po’ più lunghi, altre volte decisamente lunghi, altre volte lunghissimi.
È sotto la spinta di nuove esperienze, nuove sfide e ostacoli che l’ambiente esterno ci pone che il nostro corpo può riuscire a integrare nuove informazioni a livello emotivo, fisico ed organico e, così, mutare, riorganizzarsi e crescere.
È quella che viene chiamata “epigenetica”, ovvero una nuova memoria che viene aggiunta all’anteriore (genetica), di fatto trasformandone l’espressione. Ciò che viene vissuto e metabolizzato diventa parte del corpo, della sua struttura e può essere trasmesso alla generazione successiva.
Tutta l’evoluzione dell’uomo, delle specie animali, dell’attività organica su questo pianeta è fondata sul principio dell’ostacolo e il suo superamento/integrazione, ovvero su fasi passive e successive fasi attive. Quello che all’apparenza sembra una risposta caotica e incomprensibile del corpo, una malattia frutto di un fato avverso, è invece una gestione organizzata e necessaria dell’energia, al fine di poterla metabolizzare per crescere, evolversi e adattarsi alle sfide.
Esattamente come accade quando digeriamo un alimento, che a fine percorso di riduzione e trasformazione avrà trovato un suo senso: nutrire noi, e attraverso noi, altre forme di vita.
Toccare e sentire il corpo, il modo più reale per conoscerlo
Cosa vuol dire “ascoltare” il corpo attraverso le mani, per impostare un trattamento veramente efficace ed adeguato ad ogni persona, vista come unità di corpo, pensieri, emozioni, e spirito?
Un approccio manuale in ascolto sente i tessuti corporei del paziente attraverso il tatto; ne accoglie le informazioni, direttamente, senza l’intermediazione dell’interpretazione dell’intelletto.
“Sente” come farebbe un orecchio in presenza di suoni.
Individua eventuali tensioni nel tessuto connettivo (vedremo nell’articolo dedicato di che si tratta), o un blocco emozionale-energetico, ma non li interpreta. Come un accordatore di strumenti, o un artigiano di altri tempi, il terapeuta percepisce dove il sistema è in bisogno e ne corregge l’espressione laddove è possibile agire.
Come dice Jean Pierre Barral, colui che ha sviluppato il metodo dell’ascolto del corpo, il terapista addestrato prima “ascolta”, “sensa”, e solo dopo pensa. Infatti, è solo in un secondo tempo che egli attribuisce all’ascolto, attraverso l’attività palpatoria e la manipolazione, un significato all’interno di una lettura globale della fisiologia e del vissuto particolare della persona.
È così che può meglio inquadrare le reali esigenze della persona e creare il percorso più adatto per migliorare la qualità della sua vita e ritrovare la salute di cui è alla ricerca, magari perso all’inseguimento dei sintomi e del suo silenziamento.
Ma, una volta conosciuto cosa sta succedendo nel corpo, come dovrebbe essere un approccio efficace alla salute attraverso l’attività palpatoria? Come mantenere un rispetto profondo della persona e il suo bagaglio? Qual è il ruolo dei farmaci?
Proverò a rispondere a queste domande nel prossimo articolo, l’ultimo di questo argomento, per non appesantire troppo la tua lettura. Seguimi, se ti interessa, continuerò a scrivere. (Leggi la terza e ultima parte dell’articolo)
Buona Salute Condivisa!
Per capire meglio, leggi anche la prima parte di questo articolo.
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