Osteopata o fisioterapista?
Mi capita spesso di dovere chiarire la differenza tra osteopata e fisioterapista, in quanto diventano, per molti, figure difficilmente distinguibili, al punto da non sapere quando rivolgersi all’uno o all’altro.
Da parte mia cerco sempre di fugare ogni dubbio sugli ambiti di queste due figure, sia affinché la persona sia in grado di capire in autonomia a chi rivolgersi per un dato problema, evitando inutili perdite di tempo e denaro, sia per correttezza nei confronti dei colleghi fisioterapisti.
Infatti, avendo collaborato nel corso del tempo con alcuni fisioterapisti, non di rado abbiamo dovuto indirizzare il paziente verso il collega, per assicurare la miglior terapia possibile. È anche vero, però. che in alcune occasioni le persone necessitano di entrambe le figure, e una sinergia di professionalità si rivela più utile dell’intervento di uno solo dei due.
Ecco che quindi proverò a spiegarti nel modo più semplice questa differenza, così che tu possa scegliere di affidarti all’uno oppure all’altro in base alle tue necessità e al tuo sentire.
Cosa fa il fisioterapista?
Per poter meglio descrivere la professione di fisioterapista, ho chiesto all’ ottima professionista Noemi Ammoscato di assistermi nella definizione della sua professione in modo da essere il più precisa possibile ed evitare affermazioni involontariamente inesatte.
Partiamo dunque da ciò che le due figure hanno in comune.
Sia l’osteopata che il fisioterapista sono figure professionali che hanno come obiettivo quello di aiutare il paziente nel recupero delle condizioni ottimali di salute, utilizzando le loro mani.
L’osteopata e il fisioterapista, per raggiungere questo scopo, utilizzano però approcci e tecniche molto diverse tra loro, che a loro volta comportano risultati diversi per il paziente.
Il fisioterapista lavora principalmente localmente, dove si ha il disturbo. Per farlo, si avvale di terapie diverse, di tecniche manuali e spesso di strumentazione elettromedicale come tecar, laser, infrarossi o dispositivi per l’elettrostimolazione. È la figura predisposta alla riabilitazione dopo un intervento chirurgico, traumi, esiti di frattura ossea, patologie degenerative e neurologiche congenite o acquisite.
Si può occupare anche della rieducazione per correggere cattive abitudini posturali, intervenendo ad esempio sull’ergonomia della postazione lavorativa e sul corretto allenamento sportivo per prevenire infortuni.
Il fisioterapista collabora con il medico fisiatra, il quale generalmente, previa diagnosi, predispone per il paziente un percorso che può prevedere tanto l’uso di farmaci quanto delle sedute fisioterapiche.
Cosa fa l’osteopata?
L’osteopata non si occupa di riabilitazione e non utilizza nessuno strumento elettromedicale, che come abbiamo visto è esclusivo del fisioterapista. Usa solo le sue mani.
Si occupa dei più disparati disturbi, tanto a livello muscolo-scheletrico come viscerale, neurologico, vascolare… ma con una caratteristica che lo contraddistingue:
l’osteopata ricerca la causa del disturbo e può lavorare anche distante dalla zona del sintomo.
Può lavorare, per esempio, sull‘addome per una lombalgia se la causa del disturbo, come spesso accade, è intestinale, o lavorare sul fegato per una cefalea. Dipende da caso a caso, e non esistono cosiddetti “protocolli” o ”linee guida” da seguire che valgono per tutti. Uno stesso disturbo per una persona richiede un approccio diretto sulla zona dolente, per un’altra richiede un approccio in una zona distante.
L’osteopata deve essere in grado di ascoltare l’espressione di ogni corpo per riconoscerne le sue specifiche necessità.
L’osteopata considera il corpo come una totalità, in cui anche gli aspetti emotivi ed energetici hanno la loro rilevanza.
Egli mira a ripristinare, attraverso la manipolazione manuale, i processi innati di autoguarigione e autoregolazione del corpo nel suo insieme. Lavorando alla causa del problema, riduce i fastidi e il dolore della persona, e al contempo migliora la fisiologia organica e generale di tutto l’organismo, prevenendo o fermando i processi degenerativi che portano poi alla malattia, e rendendo più resiliente ed efficiente il sistema immunitario.
In alcuni casi le due figure del fisioterapista e dell’osteopata possono collaborare per raggiungere migliori risultati a beneficio del paziente. Una delle più comuni è quando è necessario lavorare sulla postura adattativa, sui paramorfisimi o dismorfismi (come scoliosi, iper-cifosi, iper-lordosi, piedi piatti, etc,) della persona, come esiti di adattamenti a tensioni intrinseche al corpo stesso, a livello viscerale per lo più, ma non solo.
In questi casi è l ’osteopata che interviene per primo, lavorando sulle cause che hanno provocato l’adattamento posturale, aiutando così il corpo a ritrovare la libertà di movimento perduta e un adattamento più funzionale e salutare.
Raggiunto l’equilibrio interviene dunque il fisioterapista con la ginnastica posturale, magari in propriocezione. Il paziente, avendo infatti mantenuto a lungo un adattamento muscolare asimmetrico, necessita un riequilibrio muscolare, che dopo l’intervento dell’osteopata, verrà raggiunto con meno sforzo, più rapidamente e in maniera più duratura.
È così che il lavoro di entrambi, nel corretto ordine, permette di raggiungere risultati ottimali.
Ciò che non ha senso invece, in questo caso, è l’ordine opposto dei due interventi: forzare una postura con la ginnastica o un lavoro muscolare, senza aver risolto la causa prima, spinge a risultati parziali e anti-fisiologici, che obbligano il corpo a un dispendio di energia eccessivo e a trovare adattamenti che non possono essere efficaci e duraturi nel tempo.
Stesso ordine andrebbe seguito dopo gli interventi chirurgici, mentre l’opposto andrebbe fatto dopo fratture o interventi di protesi all’anca, ginocchio etc.
In talune circostanze osteopata e fisioterapista lavorano anche contemporaneamente.
In conclusione, fisioterapista e osteopata rappresentano due figure professionali diverse, benché lavorino verso lo stesso obiettivo finale: il benessere del paziente. Spero che questo articolo sia stato per te di aiuto, e che da ora in poi sia più facile per te capire quando rivolgerti all’uno e quando all’altro, o quando è utile incluso avvalerti di entrambi.
Se hai ancora dubbi non esitare a chiedere qui o chiamandomi. Per tutto questo, ti auguro come sempre Buona Salute Condivisa!
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