Il corpo e il tutto
Nel corpo, come abbiamo già visto in altri articoli di questo blog ( “L’importanza dell’ascolto”, seconda parte dell’articolo La salute: tra energia, movimento ed equilibrio,), è incisa tutta la realtà, tutto ciò che viviamo: il nostro presente, la storia passata individuale e collettiva, da quella più recente familiare, a quella più remota antichissima, comune e condivisa, ma anche le nostre emozioni e i pensieri rivolti al futuro.
Tutte le esperienze, i traumi e i relativi superamenti e crescite sono iscritti nel nostro sistema nervoso, nel nostro stato d’animo, nel nostro tessuto, nei nostri caratteri fisici distintivi, nei nostri geni, tramandati di generazione in generazione.
È nell’intrecciarsi di tutta questa mole d’informazioni individuali e collettive che veniamo plasmati e che si determina la maniera in cui reagiamo agli eventi, e persino cosa edifichiamo come nostro universo.
È nel corpo, con tutte le sue informazioni, che tempo e spazio si incontrano per dare vita all’esperienza unica e irripetibile del presente, e della nostra esistenza; ed è sempre attraverso il corpo e le sue funzioni (movimento, sensazioni, emozioni, pensiero…) che la realtà prende forma in noi facendoci compartecipi della creazione.
Proviamo a spiegare ora questi concetti passo passo, al fine di comprendere veramente l’enorme potenziale presente nel nostro corpo.
Tutto ciò che succede passa e viene elaborato dal corpo
Tutte le percezioni che provengono dal mondo raggiungono i recettori sensoriali sparsi lungo il nostro corpo, e da lì possono prendere due strade differenti:
- o raggiungono le parti del cervello deputate alla coscienza, e a seconda delle emozioni che ci suscitano, diventare essenziali nella rappresentazione che abbiamo della realtà e per le nostre decisioni quotidiane (per esempio l’odore di gas dentro casa ci spinge ad aprire le finestre e a non accendere luci o fornelli, perché sappiamo già che potrebbe essere pericoloso);
- oppure, il più delle volte, si fermano al corpo, ad un livello che definiamo inconscio, che permea l’intero organismo e ne modula ogni adattamento organico, istintivo, emotivo ed intellettuale, al fine di mantenerci in vita.
Quest’ultimo percorso lavora al di fuori dalla nostra volontà, in maniera automatica. Come un cuore che, costantemente e in autonomia, batte più o meno velocemente a seconda dello sforzo, delle circostanze emotive e delle necessità; o come un senso di tristezza persistente di cui non conosciamo l’origine, ma che pure percepiamo in noi; o come l’odore putrido di un alimento, che percepito dal nostro olfatto, ci provoca istintiva ed immediata repulsione impedendoci di cibarcene e intossicarci; o come la rabbia, i pensieri aggressivi e il mal di pancia che ci assale ogni volta che rivediamo una persona che ha tradito fortemente la nostra fiducia.
Anche essere cresciuti in un ambiente familiare o sociale particolarmente ostile e violento potrebbe averci resi, senza che ne abbiamo coscienza, più diffidenti e chiusi alle relazioni affettive, o al contrario, alla continua ricerca di conferme ed affetto, o magari averci creato un intestino più delicato o “irritabile”.
Lo psichiatra e scienziato Stephen W. Porges, che si è interessato a questi aspetti nella sua nota “La teoria polivagale”, denomina “neurocezione” la funzione autonoma attraverso cui il nostro organismo percepisce il continuo flusso di stimoli esterni ed interni (come quelli provenienti dal cibo ingerito, dall’aria respirata, dagli odori percepiti, dall’emozioni vissute, etc.), e su cui deve autoregolarsi ed auto-adattarsi per mantenere il proprio equilibrio per la vita stessa.
Questa funzione è molto importante per ogni essere vivente, ad ogni livello, fisico, psichico ed emotivo: un non funzionamento di quello che Porges ha identificato come il nervo vago più recente, comune a tutti i mammiferi, e deputato nello specifico alle relazioni sociali, sarebbe per esempio alla base dell’incapacità permanente di alcuni soggetti di attivare comportamenti difensivi in situazioni di pericolo, o al contrario, dell’incapacità permanente per altri di disattivare i sistemi di difesa in condizioni di sicurezza.
L’incapacità vagale, per questi soggetti, è inoltre accompagnata da una rappresentazione della realtà, da pensieri ed emozioni ben diversi da quella di coloro il cui sistema di ricezione degli stimoli relazionali non è stato danneggiato.
Questo, secondo Porges, è il caso di molti bambini con sindrome autistica, di Asperger, con problemi del neuro-sviluppo, o persone con stress post-traumatico.
La nostra fisiologia e struttura, la nostra personalità, e incluso le scelte che facciamo, vengono quindi continuamente plasmate dalla relazione con l’ambiente senza che ne abbiamo coscienza alcuna, e senza che la nostra volontà giochi alcun ruolo.
Ma con delle differenze. Infatti, le influenze vengono filtrate ed elaborate dalle caratteristiche uniche di ogni corpo, risultanti da caratteri ereditati (i nostri caratteri somatici e anatomici sono testimonianza vivente in noi di chi ci ha preceduto), e acquisiti in seguito a traumi subiti, risposte e soluzioni raggiunte nel corso della nostra vita individuale.
Tutte queste informazioni che ci compongono determinano il nostro livello di adattamento e risposta automatica all’ambiente.
Ciò che noi chiamiamo realtà (e di conseguenza il nostro modo di reagirvi) non è altro che un suo riflesso, una percezione parziale dei nostri sensi, le cui caratteristiche funzionali si sono appunto forgiate in relazione a quel tessuto unico di memorie ed informazioni, antiche e recenti, che ci modellano.
Potremmo riassumere il tutto dicendo che da una parte abbiamo la grande matrice informazionale che comprende tutto quanto esiste, e che investe ogni sua parte, incluso noi, informandola e plasmandola a sua immagine. Dall’altra abbiamo ogni sua parte che, a seconda delle caratteristiche proprie ed acquisite, capta l’informazione e la metabolizza a modo proprio. L’informazione così trasdotta nella singola parte, viene quindi espressa simultaneamente nella matrice globale di cui è parte, imprimendole una nuova forma/prospettiva.
L’universo si riflette in noi, e contemporaneamente noi veniamo riflessi in esso e in ogni sua parte, in un moltiplicarsi di riflessi e connessione infiniti.
Nelle tavole di Smeraldo, attribuite al celebre saggio Ermete Trismegisto, si legge: “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola.”
Una possibile immagine di questa visione ci perviene dai suggestivi frattali in movimento del matematico polacco Benoît Mandelbrot.

Benoît Mandelbrot
Mandelbrot, interessato al segreto delle forme naturali, partendo da formule matematiche e sfruttando la nascente capacità di elaborazione dei computer nei primi anni ’80, dà vita al frattale noto come Insieme di Mandelbrot.
Il frattale o “impronta di Dio”, come lui lo definisce, rappresenterebbe secondo lo studioso, l’essenza matematica di tutta la creazione.
Ciò che è davvero rilevante di quanto detto in relazione all’oggetto di questo blog, è:
nel nostro corpo è compresa e continuamente aggiornata in maniera inconscia l’intera matrice informazionale. Niente di ciò che accade fuori, nei nostri simili, negli animali, nella natura e nell’universo tutto, ci è veramente estraneo.
Esso accade anche dentro di noi, anche se non ne siamo coscienti. Dentro di noi, dunque, se sappiamo cercare, è possibile trovare traccia di tutta la conoscenza universale, ma per riuscirci dobbiamo imparare a guardarci dentro.
“Conosci te stesso“, è l’esortazione iscritta in greco antico a caratteri cubitali sul tempio di Apollo a Delfi, e resa famosa dal filosofo Socrate. Essa rappresenta in realtà una ben più antica saggezza, una forma di conoscenza concreta nota in tutte le più antiche culture sciamaniche e mistiche, da nord a sud, da est a ovest. Tracce evidenti ne abbiamo anche nella meditazione del buddismo, dell’induismo, del misticismo islamico sufi e di quello cristiano (l’esicasmo, la “preghiera pura”). Se ne parla nel vangelo di Tommaso e ne parla sant’Agostino. “Conosci te stesso” è l’invito a indagare dentro di sé, per scoprire l’essenza della nostra vita e per conoscere la stessa natura dell’universo.
È da qui dunque che partiremo nel prossimo articolo per approfondire la realtà del nostro corpo.
Sperando che l’articolo possa esserti stato di beneficio, ti auguro una Buona Salute Condivisa!

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