Un’attenzione speciale per la donna e per la mamma-bambino.
Perché?

Originariamente, tutte le tappe dello sviluppo della donna erano seguite e sostenute dalla comunità. Le donne in generale e alcune donne con competenze specifiche riconosciute, passate di generazione in generazione, preservavano il ruolo della donna come generatrice, durante tutta la sua vita ed in particolare durante la gravidanza, come fondamento e perno della salute futura dell’intera comunità.

La donna moderna nell’era dei grandi agglomerati urbani della civiltà industriale, dell’istituzionalizzazione del sapere medico in mano a pochi uomini, dell’ospedalizzazione e medicalizzazione dei suoi passaggi naturali, in specie gravidanza e parto, dell’economia globale centrata sul profitto, la produzione e lo sfruttamento (che ha assimilato ogni settore del vivere umano, inclusa la sanità),  è entrata in una sorta di nebbia, in cui lei stessa sembra aver perso il senso del proprio ruolo.

La gravidanza (come tutti i passaggi di sviluppo che la precedono, atti a preparare gradualmente la femmina adulta al ruolo pieno di madre), si è ridotta a un mero stato di salute alterato numerato, da monitorare con il fine esclusivo di garantire la sopravvivenza di mamma e bambino.

Tuttavia, una donna non compresa e sostenuta nel suo ruolo di generatrice di vita e di sostenitrice di essa fino all’età adulta del proprio figlio è una donna in crisi di identità, non in salute, incapace di adempiere pienamente al ruolo di madre e quindi di sostegno della salute dell’intera comunità, determinando un disorientamento collettivo.

Seguire e sostenere una donna nelle sue tappe di sviluppo è quindi elemento fondamentale per la salute di lei e per una famiglia ed una società più sana ed armoniosa, in cui ogni singolo ruolo e ogni nucleo familiare viene riconosciuto e potenziato, con beneficio per l’intera comunità.

LA DONNA

Prima mestruazione e ciclo
Il menarca è un momento molto importante nella vita di una donna: il passaggio dall’infanzia all’età adulta. L’entrata ufficiale nella vita sociale di una comunità, nel suo gioco dei corteggiamenti, negli affetti condivisi con la prospettiva di una propria vita familiare, e la possibilità di poter contribuire procreando.
Un passaggio repentino , che richiede ancora un adattamento graduale che coinvolge tutti gli aspetti della giovane donna nella sua relazione con il mondo esterno. Nelle società tradizionali, il passaggio del menarca, era accompagnato e sostenuto dall’intera comunità delle donne, proprio in virtù della sua delicatezza ed importanza. Oggi è vissuto come un fatto intimo, solitario, non di rado come un momento vergognoso e traumatico, come se di fatto esso non abbia uno spazio di accoglienza reale nella vita adulta sociale e condivisa.
In questa stessa ottica è opinione diffusa che certi disturbi premestruali e mestruali siano una cosa normale, inevitabile, da sopportare (magari con l’aiuto di farmaci): intensi dolori e crampi nel basso ventre, mal di testa, mal di schiena, dolori alle anche, perdite ematiche eccessive, ecc. Eppure un trattamento osteopatico specifico è in grado di migliorare considerevolmente questa sintomatologia, fino a farla anche scomparire.

Molti disturbi del ciclo e della sua periodicità inoltre possono trarre sollievo dal trattamento osteopatico senza dover ricorrere a farmaci o cure ormonali.
Rapporti sessuali

E’ un momento dei più importanti nella vita di un essere umano. Momento di scambio profondo con l’altro, di gioia e piacere condiviso, e passaggio indispensabile alla procreazione. Tuttavia, tanto la donna come l’uomo possono soffrire di disturbi e dolori durante il rapporto sessuale, ( che possono derivare sia da problematiche meccaniche che emozionali) e che incidono negativamente su esso.

Molti di questi fastidi possono essere attenuati con l’approccio osteopatico.

Desiderio di maternità, infertilità e aborti spontanei
Alcune donne, perfettamente fertili, hanno difficoltà ad avere una gravidanza. In genere questo si accompagna a frustrazione e lunghe attese. Alcune di loro, dopo anni di tentativi si arrendono, altre tentano la fecondazione assistita, sottoponendosi a pesanti cure ormonali ed incorrendo in stress e spese non indifferenti.

Altre donne invece, pur rimanendo in cinta, vanno incontro ad aborti spontanei, anche ripetuti.

In entrambi i casi sopracitati, l’osteopatia, trattando i legamenti uterini ed ovarici, ristabilendo la corretta fisiologia e vascolarizzazione, può essere in alcuni casi uno strumento che può fare la differenza, dolce ed efficace.

Gravidanza – Mamma e figlio sono UNO.
La gravidanza è un momento unico e miracoloso nella vita dei genitori.

La donna è soggetta a cambiamenti fisici, ormonali ed emotivi molto importanti che preparano l’ambiente ideale per lo sviluppo graduale del bambino all’interno del suo utero e poi alla sua nascita. Mamma e figlio per 9 mesi vivono in simbiosi fisica ed emozionale. La nascita della vita e il suo sviluppo sono un mistero, solo in parte conosciuto, che si autoregola e funziona da sé.

Eppure la mamma per ragioni diverse, può accusare dolori, tensioni alla colonna, nausea e vomito oltre il 1° trimestre di gravidanza, emorroidi, stipsi, stasi venosa a vari livelli, ecc.

Se la mamma è in difficoltà fisicamente, non le è possibile vivere con gioia e consapevolezza questo momento speciale, e prepararsi così pienamente all’arrivo del proprio figlio.

Il bambino a sua volta cresce adattandosi allo spazio che lo accoglie, spazio che è un tutt’uno con esso. Se questo si trova a sperimentare delle tensioni o degli ostacoli come i fibromi, la sua posizione (dallo stadio embrionale fino a quello fetale) varierà rispetto a quella fisiologica per potersi sviluppare al meglio. A volte questi accomodamenti non sono sufficienti, ed il bambino può presentare alla nascita dei sintomi di squilibrio o dei fastidi, vedi (qui : “parto naturale ospedalizzato”)

Delle manipolazioni mirate sono in grado di aiutare madre e bimbo moltissimo in questa fase, dando profondo sollievo alla mamma e migliorando al contempo lo spazio di accoglienza per il bambino all’interno dell’utero. Tali trattamenti il giusto posizionamento del bambino, e un parto più facile e naturale per mamma e figlio.

Parto e post-parto
Un buon parto dipende molto dalle condizioni previe della mamma, che se in equilibrio fisico ed emozionale e nelle condizioni di poter vivere pienamente la sua gravidanza, difficilmente andrà incontro a complicazioni o ad un parto che non sia fisiologico.

Stimolazioni chimiche per provocare le contrazioni, manovra di Kristel, anestesia spinale/epidurale, episiotomia, cesareo, uso di catetere, ecc. sono interventi per cui la donna, molto facilmente, avrà bisogno, poi, di un trattamento osteopatico, per recuperare la sua salute ed un corpo in equilibrio. In questi casi, lombalgie, nevralgie, fastidi al perineo, cefalee e cistiti recidivanti sono molto comuni, e le donne che ne sono colpite traggono grande giovamento dalle manipolazioni.

Secondo i risultati di uno studio condotto dai ricercatori del “German College of Osteopathic Medicine” e pubblicato nella prestigiosa rivista Journal of the American Osteopathic Association, su un campione di 80 neomamme di età compresa tra i 18 e i 42 anni, il mal di schiena sorto nelle donne dopo il parto diminuisce del 70 per cento grazie al trattamento manipolativo osteopatico.
Link: https://jaoa.org/Article.aspx?articleid=2362399

Cos’è l’episiotomia? E’ un’operazione chirurgica che, preceduta da anestesia locale, consiste nell’incidere il perineo per allargare l’apertura vaginale. Negli anni Ottanta in Italia è diventato un intervento praticato sulla quasi totalità delle donne al primo parto. Oggi, sebbene il suo utilizzo si sia ridotto, l’episiotomia risulta ancora un’operazione molto praticata: prendendo in esame i soli parti naturali (esclusi cioè quelli effettuati con ventosa o forcipe) al nord la sua incidenza è del 60.4%, al centro del 66.1% e al sud del 79.0% (dati dell’Istituto Superiore di Sanità).

Esistono tre tipi di episiotomia:
⦁ mediana, che va dalla vulva verso l’ano. È meno dolorosa e provoca una minore perdita di sangue, poiché in essa si incidono solo i tendini, però può comportare un maggior rischio di lacerazioni successive.
⦁ paramediana o mediolaterale, la più utilizzata.Va dalla vulva verso la natica destra, con un taglio obliquo. Nella procedura si incidono anche i muscoli, creando pertanto un’apertura di maggiori dimensioni, ma la detta procedura è anche più invasiva e dolorosa.
⦁ laterale, utilizzata fino a 40 anni fa, oggi rarissima, per il grande impatto che ha, oltre che sui muscoli, anche su molte più terminazioni del nervo pudendo, che recide.

La ragione addotta per anni per eseguire tale pratica, mai supportata da studi scientifici, è stata quella di voler facilitare e velocizzare la fase espulsiva del parto riducendo il rischio, da una parte di lacerazioni vaginali e perineali anche importanti tali da predisporre al prolasso uterino e all’incontinenza urinaria e fecale, e dall’altra, il rischio di asfissia, di emorragia cerebrale e di distocia della spalla del bambino.

Nel corso degli anni Novanta finalmente sono iniziati gli studi per validare o meno questa convinzione, e tra il 2000 e il 2004 vengono pubblicate le prime revisioni scientifiche.

In esse si afferma che:
-Non c’è nessun miglioramento, né a breve né a lungo termine, per le donne sottoposte al taglio, mentre c’è una maggiore incidenza di complicazioni (infezioni, difetti di cicatrizzazione), oltre ad una quota importante di dolore perineale e difficoltà nella ripresa dei rapporti sessuali.
-Il taglio non protegge dall’incontinenza e dal prolasso. Anzi, è dimostrato che le donne sottoposte a episiotomia hanno una riduzione significativa di tonicità del pavimento pelvico. Dagli studi emerge anche che è preferibile la lacerazione spontanea del perineo: meno complicanze, minor dolore perineale, migliore cicatrizzazione. In buona sostanza, le lacerazioni spontanee guariscono prima e meglio.
-Riguardo ai possibili danni iatrogeni (quelli causati da farmaci e trattamenti medici in generale), oltre al dolore e le difficoltà nel tenere la posizione seduta delle prime settimane dopo il parto, c’è anche un’altissima incidenza di dolore nei rapporti sessuali (dispareunia) che dura a lungo, persino sei mesi dopo il parto. Per il trattamento vedi (qui :”nevralgia del pudendo“)
-I tessuti del perineo si distendono fisiologicamente, ma perché questo accada occorre un po’ di tempo: il tempo appunto di una serie di contrazioni naturali dell’utero, un’attesa che il bambino normalmente sopporta bene. Solo se in questa fase si ha un’improvvisa sofferenza fetale allora l’episiotomia è indicata. L’unica indicazione sopravvissuta oggi infatti risulta essere quella della sofferenza fetale in fase espulsiva avanzata (cioè quando la testa del bambino si trova già a livello del perineo) o per uso di forcipe e ventosa (oggi proibito in molti paesi).

L’episiotomia viene oggi definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) «dannosa, tranne in rari casi».

Una revisione sistematica della letteratura scientifica sull’argomento pubblicata nel 2009 dalla Cochrane Collaboration ha concluso che, rispetto all’episiotomia praticata di routine, quella praticata solo in casi selezionati riduce il rischio di trauma della porzione posteriore del perineo, richiede meno suture e comporta meno complicazioni. Link: https://www.cochranelibrary.com/cdsr/doi/10.1002/14651858.CD000081.pub2/abstract
Secondo l’Oms, però, non ci sono molte certezze neppure sull’episiotomia in casi selezionati. Il documento, infatti, precisa che mancano prove specifiche su un’efficacia dell’episiotomia “in generale”.
Malgrado tutto questo, in Italia viene ancora utilizzata come pratica routinaria, soprattutto al sud.

L’allattamento
Il latte materno è il miglior alimento per il neonato. Nessun alimento naturale o creato appositamente dall’uomo può eguagliare il latte della propria madre. E’ ciò che la natura ha creato per sostenere al meglio il nuovo arrivato nella fase immediatamente successiva alla vita in simbiosi con la madre. Il passaggio attraverso cui la madre con il suo corpo provvede ancora allo sviluppo del proprio figlio, prima che possa farne davvero a meno. L’allattamento è quindi una fase importante non solo per la salute e crescita del bambino ma per il rapporto tra madre e figlio.
Il latte materno, se non strettamente necessario, non andrebbe mai sostituito. Bisognerebbe fare il possibile per sostenere l’allattamento naturale e disincentivare quello artificiale.

Le ricerche sul latte materno sono tante, ma quello che si sa è ancora una piccolissima parte di questo ricchissimo mondo. Secondo gli studi allattare il proprio figlio al seno significa non solo nutrirlo in maniera ottimale, ma anche proteggerlo da molte malattie, sia nell’immediato che nelle età successive (oggi ad esempio sappiamo che l’allattamento al seno esercita un effetto protettivo anche nei confronti dell’arteriosclerosi). Aspetto che nessun altro alimento potrebbe mai compensare.

La madre con il suo latte trasmette i suoi anticorpi, proteggendo il figlio da tutte le malattie per cui ha sviluppato anticorpi nel corso della sua vita.

La mamma produce anticorpi a ciclo continuo, tempestivamente aggiornata sul tipo di difese da inviare a seconda dei pericoli ambientali presenti. In base a recenti studi si è visto che questo sistema protettivo funziona anche nei confronti di sostanze allergizzanti.
Essere allattati al seno è anche garanzia dello sviluppo di un buon microbiota intestinale (la cosiddetta flora batterica ) , che, come gli studi sempre più confermano, è indispensabile per regolare una serie di processi, come lo sviluppo del sistema immunitario, che sono fondamentali per lo sviluppo neurologico. Gli studi che relazionano da una parte cervello e intestino (il cosiddetto asse intestino-cervello) e dall’altro quelli che relazionano i problemi neurologici con problemi intestinali del microbiota rappresentano la frontiera più interessante delle nuove scoperte medico-scientifiche.
https://www.scientificamerican.com/article/a-new-connection-between-the-gut-and-brain1/
Negli ultimi anni si è vista un brusco aumento dei casi di ritardo dello sviluppo e dei problemi neurologici nei bambini. Sarebbe sommamente opportuno fare delle indagini per identificare le cause di tale preoccupante improvvisa impennata.
Un altro recentissimo studio su un’ampia fetta della popolazione, ha evidenziato come la durata dell’allattamento incida anche sul QI: tanto più esso si protrae nel tempo quanto più il quoziente intellettivo nell’adulto sarà alto, con ripercussioni sulla qualità della sua scolarizzazione e vita professionale.
https://www.thelancet.com/journals/langlo/article/PIIS2214-109X(15)70002-1/fulltext
Allattare è un’esperienza magnifica, ineguagliabile, da godere secondo per secondo.
Va ricordato inoltre alle neomamme, soprattutto in tempi di ristrettezze economiche, che la natura ha provveduto naturalmente ai primi sei mesi di vita del bambino. Allattare significa più banalmente anche risparmiare in:
⦁ latte speciale per diversi mesi
⦁ biberon, sterilizzatori, gas/elettricità per riscaldare il latte, bilance, acqua per lavare, ecc.
⦁ prezioso tempo da dedicare a riposo e famiglia.

L’osteopatia durante l’allattamento può essere di grande aiuto

⦁ per le mamme con mastite puerperale, (dopo aver stabilizzato l’eventuale infezione batterica), in alcuni casi di stasi/dimunizione di produzione del latte o leggera irritazione.
⦁ Per i neonati che hanno difficoltà ad attaccarsi o hanno disturbi alla suzione e deglutizione, l’osteopatia può migliorare il quadro clinico, e così favorire l’allattamento naturale al seno materno.

Donna in pre-menopausa e menopausa
In questa fase, la donna può essere sostenuta dai trattamenti osteopatici, che prevengono ed attenuano i disturbi tipici di questa tappa della vita.

IL BAMBINO
Uscire al mondo
L’utero materno rappresenta il paradiso naturale. Madre e figlio crescono in simbiosi. Tutto è Uno. L’utero, il corpo della madre, secondo le leggi della natura, provvedono alle esigenze della nuova vita, accogliendola e proteggendola. Dopo nove mesi, il bambino, raggiunto il giusto stato di maturazione, passa ad una brusca espulsione. Una volta uscito, va incontro a forti stimoli sensoriali, che per il suo sistema immaturo possono diventare delle vere e proprie fonti di dolore e fortissimo stress. Il parto rappresenta l’evento traumatico per eccellenza, il primo ed il più forte nella vita umana. Ciononostante questo stress naturale, se non sovraccaricato da altri fattori indotti dall’uomo, può essere facilmente integrato, ricondotto in uno spazio di consapevolezza e crescita, che ne annulla tutto il suo carico distruttivo, facendolo diventare fonte di enorme ricchezza, tanto per la madre, il figlio e tutto il nucleo familiare, come per le persone che facilitano questo passaggio miracoloso.

Il parto naturale ospedalizzato
In molti ospedali italiani, il poco tempo a disposizione, la scarsità di risorse, la monetarizzazione di ogni intervento, il sovraffollamento e la mancanza di un tratto umano e personalizzato, l’induzione forzata del parto via somministrazione di ossitocina sintetica, l’uso di anestetici e analgesici, il freddo, la luce intensa, i forti rumori, il tocco frettoloso del personale sanitario, l’immediato taglio del cordone ombelicale e della placenta, l’iniezione di vitamina k, la separazione dalla mamma in altro ambiente ed un primo allattamento artificiale contribuiscono a rendere l’evento più traumatico, tanto per il neonato, come per la madre.

Spesso durante il travaglio, sotto la spinta di contrazioni indotte artificialmente, molto forti e prolungate, il bambino viene letteralmente spinto e compresso con violenza contro le pareti ossee del bacino e tra la muscolatura in spasmo della madre. La partoriente, in molte strutture, viene ancora posizionata su un lettino supina, contro ogni logica gravitazionale, impedendole qualsiasi ruolo realmente attivo ed un parto fisiologico. Anche le manovre di espulsione ed estrazione del bambino possono essere molto aggressive. La manovra di Kristel, pur essendo traumatica per madre e bambino, e nonostante sia sempre più spesso sostituita in molte strutture ospedaliere da approcci più passivi e coerenti con la natura del parto, è ancora usata da alcune ostetriche. L’uso di ventosa, o peggio di forcipe (vietato in molti paesi), è in Italia ancora diffuso, seppure in misura minore che in passato. L’uso di tali strumenti può essere causa di problemi più o meno importanti tanto alla mamma come al figlio.
Dell’episiotomia e delle sue possibile conseguenze sulla madre ne abbiamo già parlato nel paragrafo precedente ( qui : Nevralgia del pudendo). Eventuali anestesie e analgesie, possono alterare i processi naturali di reazione all’ossitocina naturale (endogena) e quindi la dilatazione ed espulsione del bambino. Anche l’ossitocina sintetica (come l’ansia e la paura della gestante) può interrompere la normale dilatazione e interrompere così l’espulsione.

Inoltre, è da tener presente che l’ossitocina sintetica inibisce la produzione di ossitocina naturale, importante per l’inizio della lattazione e per l’eiezione del latte nei mammiferi. Secondo alcuni studi essa potrebbe quindi contribuire negativamente in alcuni casi alla riuscita dell’allattamento. Si sa inoltre che l’ossitocina sintetica può passare la placenta e immettersi nel circolo fetale. Perciò, in base al tempo di somministrazione, questo ormone sintetico e neurotrasmettitore potrebbe influenzare sia madre che neonato.

Riguardo all’ossitocina sintetica, nel 1985, l’Organizzazione Mondiale della Salute, nelle sue nuove linee guida per il parto, sottolinea che la sua somministrazione per accelerare il travaglio, le contrazioni e il parto avviene anche quando non realmente necessaria.
L’Oms elimina l’enfasi posta sulla quantità di tempo in cui dovrebbe avvenire un parto naturale “normale”(circa 1 centimetro di dilatazione ogni ora nelle linee guida degli anni ’50) affermando che la soglia di 1 cm all’ora di dilatazione “non è realistica”.Il tempo di travaglio, e del parto, infatti, sono evidentemente questioni soggettive: in assenza di problemi di posizionamento del bambino, di problemi di salute di mamma e figlio, ogni donna, e ogni sua gravidanza, richiedono tempi diversi. L’Oms punta il dito sull’aumento della medicalizzazione del parto che ha portato a interventi innecessari, dall’abuso dell’ossitocina sintetica fino al parto cesareo. ( vedi qui: Il parto cesareo).

Anche le complicanze del parto possono essere causa di sofferenza per madre e bambino.Il bambino sottoposto a compressione può presentare già alla nascita vari sintomi: torcicollo miogeno, posture compensative, plagiocefalia posizionale, difficoltà di suzione/deglutizione, disfunzione del sonno, della digestione, della vista e della lacrimazione, ma anche manifestazioni più gravi come paralisi del facciale, fratture, problemi ventricolari…
L’osteopatia può essere risolutiva per molte di queste manifestazioni. Per le situazioni più gravi rimane comunque un valido supporto alle altre terapie mediche.
Il parto cesareo
La gravidanza, e il parto, sono eventi naturali Purtroppo però, negli ultimi anni anni si è assistito a una sempre più diffusa “medicalizzazione” della gravidanza e del parto, con un crescente aumento di parti cesarei, veri e propri interventi chirurgici, spesso non necessari per la salute del neonato e della neo-mamma.

A dirlo è l’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo l’Oms, l’aumento della medicalizzazione del parto ha portato a interventi non sempre necessari.

L’OMS afferma perentoria che : “non c’è nessuna giustificazione in nessuna regione geografica, per avere più del 10-15 per cento di parti cesarei”. Infatti questa procedura è diventata “dilagante” in molti paesi.

In Italia la pratica del taglio cesareo è passata da circa il 12 % all’inizio degli anni Ottanta, al circa 35% attuali, con picchi anche del 40% in alcuni anni. L’Italia ha la percentuale di parti cesarei più elevato d’Europa (dove si va dal 12 al 20%) Impressionanti i dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali sul divario nord/sud: Il record inferiore lo detiene con il 23 % il Friuli Venezia Giulia seguito dal 28% del Veneto, il record maggiore la Campania con il 62%, seguita dalla Sicilia con il 53%.

Ma non mancano esempi peggiori: Secondo l’OER Puglia, a Foggia, nelle case di cure riunite Villa Serena e Nuova San Francesco, istituto privato accreditato, hanno raggiunto il 95,45 per cento di parti cesarei! Al San Camillo di Taranto l’80%! Casi come questi al sud non sono rari.

E’ sempre l’OER Puglia a riportare i dati attraverso cui si evince che gli ospedali in cui maggiormente si ricorre al taglio cesareo, sono quelli privati. In uno studio del 2002 anche l’ISS ha riscontrato che il ricorso al Cesareo è più frequente nelle strutture private rispetto a quelle pubbliche, i cui numeri sono comunque allarmanti.

In una struttura pubblica il costo dell’intervento è ricoperto dal Servizio sanitario nazionale, il quale ha visto lievitare i costi , in quanto ogni parto cesareo costa alla struttura il 36% in più rispetto a un parto naturale. Il costo include la remunerazione dell’equipe, dell’intervento, della degenza più lunga della madre e i farmaci necessari.

Inoltre a una donna che abbia effettuato un cesareo al primo parto, difficilmente gli verrà consigliato un secondo parto naturale. E’ credenza diffusa infatti, che un parto cesareo non possa essere seguito da uno naturale. Eppure secondo gli studi disponibili, il 60-80% (circa 3-4 donne su 5) delle gestanti che hanno già subito un cesareo, partoriscono con successo in modo naturale.

A supportare questi dati la revisione sistematica pubblicata nel marzo 2010, elaborata dall’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) e richiamate a pag. 101 delle Linee Guida 2011 del Ministero della Salute, dal titolo “Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole”.

L’esito di questa analisi (realizzato su più di 200 studi aventi per oggetto il travaglio e il parto dopo precedente taglio cesareo), è che il il parto vaginale dopo il taglio cesareo è una scelta ragionevole per la maggior parte delle donne sottoposte in precedenza a taglio cesareo. Soprattutto in considerazione dei gravi danni causati dai tagli cesarei multipli.

Cosa suppone per il neonato il parto cesareo?
Durante il parto naturale, il bambino, attraverso le spinte indotte dalle contrazioni naturali della mamma ed il passaggio nel canale del parto, viene modellato e preparato alla vita fuori dall’utero: Gli apparati e i sistemi ormonali del bambino vengono attivati dal travaglio. Le ossa craniche in particolare, ma anche lo stretto toracico superiore il diaframma e la pelvi del bambino, tutto viene “strizzato” e modellato nel suo passaggio attraverso il canale del parto, garantendo uno sviluppo regolare di tutto il corpo. Il passaggio nel canale del parto inoltre è una tappa importante per la trasmissione del microbiota della madre al figlio. Il microbiota è il corredo di tutti i batteri intestinali che vanno ad influenzare la formazione di un sistema immunitario adatto all’ambiente in cui si nasce. I nati con parto cesareo dunque, oltre ad essere privati delle importanti spinte che modellano e attivano ossa e tutti i sistemi, sono privati di questo corredo batterico, mentre vengono esposti alla colonizzazione dei batteri presenti nell’ambiente ospedaliero.
In Francia, vi sono ospedali, che per ovviare a questo problema non secondario, trasferiscono il microbiota della mamma al figlio eseguendo dei tamponi vaginali alle madre per farlo ciucciare immediatamente al neonato.

Cosa fa l’osteopata?

L’osteopata interviene proprio per il mancato modellamento del cranio e delle altre ossa e dei sistemi in generale, riattiva mobilità di tutti i sistemi che ne hanno bisogno, e la circolazione dei fludi, promuovendo il loro buon funzionamento e l’equilibrio generale . La salute di un bambino nato da cesareo, trarrà enorme giovamento dai trattamenti.
Per la mamma vedi ( qui: pasto e por parto)

Il parto naturale a casa
Fino agli anni ’40-’50 del secolo scorso, era l’unica maniera di venire al mondo, poi con la crescente medicalizzazione della gravidanza, in Italia è caduto quasi in disuso, oggi torna in auge grazie al lavoro sapiente di molte ostetriche.

Salvo casi specifici e a rischio, partorire a casa è una scelta sicura e rispettosa dei bisogni di mamma e bambino.

Dare alla luce e nascere sono fenomeni naturali e biologici. Il parto dipende dai processi neuroendocrini ed ormonali della donna, che sono ampiamente influenzati dal suo stato emozionale.

Il creare quindi un ambiente protetto, sicuro e intimo, un Nido, per mamma e bambino è elemento essenziale per la buona riuscita della nascita. Quale miglior nido dunque che la propria casa?

Secondo l’esperienza decennale di molte ostetriche, nelle condizioni psicoemotive e fisiche giuste, e con il giusto supporto, a casa , la donna per il 90% dei casi dà alla luce naturalmente senza complicazione alcuna.

Nella nascita a domicilio infatti non è prevista alcuna somministrazione di farmaci (escluso nei casi di reali emergenze):
⦁ Niente ossitocina sintetica per stimolare o accelerare il processo del travaglio, spesso causa di sofferenze fetali e/o interruzioni della fase dilatante (con conseguente difficoltà dell’Impegno della Parte Presentata ovvero la discesa profonda della testa del bambino all’interno della pelvi materna). L’insorgenza naturale delle contrazioni sono segnale certo di una maturazione polmonare del bambino e di una sua scelta ben precisa nel poter venire alla luce perché “finalmente pronto”. Le ostetriche con esperienza, rispettano questo messaggio biologico. Esistono comunque piante e decotti che favoriscono naturalmente l’arrivo delle contrazioni, senza forzare la natura.
⦁ Nessun antispastico per regolare l’andamento delle contrazioni. Tali farmaci predispongono a maggiori sanguinamenti intra e post partum a causa della loro azione vaso-dilatatrice. L’impiego del calore come miorilassante tramite le pezze calde poste sulla zona-lombo sacrale della mamma è invece una vera e propria analgesia naturale tanto amata dalle donne, insieme al movimento del bacino.
⦁ Niente amniorrhexis (rottura delle membrane tramite un apposito uncino) che possa accelerare la fase dilatante.
⦁ Niente episiotomia di routine grazie alla assoluta libertà di movimento e di scelta della posizione in cui la mamma sentirà di poter mettere al mondo il proprio figlio nel miglior modo possibile.

Questo tipo di parto, seguito da una ostetrica di esperienza, è quello che generalmente ha meno bisogno di un intervento osteopatico per mamma e figlio post partum, visto che entrambi generalmente sono perfettamente in salute. Ha senso invece un approccio osteopatico previo, a garanzia di un maggior successo del parto. Ideale infatti per mamma e bambino è il lavoro che possono sviluppare insieme osteopata ed ostetrica tanto per la riuscita di un buon parto quanto per la salute della mamma e del suo bambino e della diade inscindibile da essi incarnato.

Da un punto di vista prettamente giuridico-sanitario, in Italia, la donna pur essendo libera di scegliere il parto che ritiene più adatto a lei, deve interamente sobbarcarsi le spese del parto a casa. In Germania le spese del parto, qualsiasi sia il modo esse decidano di dare alla luce, è coperto interamente dal sistema sanitario. In Olanda, completamente all’inverso che in Italia, le donne pagano solo se vogliono partorire in ospedale, perché il parto, considerato un evento naturale, “non giustifica un medico o un ospedale”, ma solo una ostetrica. ll parto in casa è dunque sicuro come quello in ospedale, come è stato verificato attraverso una ricerca su 24.000 donne (Olsen O., Meta-analysisi of the safety of home birth, pubblicato in Birth, 1977 Mar, 24) , riduce gli interventi medici su donne e bambini sani (episiotomia, accelerazione del parto, cesareo ecc.) ed è il più dolce per mamma e bambino.

Il bambino prematuro
Tutti i bambini nati pretermine, dipendentemente dal peso e dalla settimana di gestazione del parto, presentano organi con un certo grado di immaturità . Se il parto è un momento traumatico per tutti i bambini, per quelli pretermine, che non hanno neppure completato il loro percorso di sviluppo intrauterino, lo è infinitamente di più. Il neonato a termine è fragile ed indifeso e necessita di un’attenzione speciale rispetto all’adulto, ma il pretermine, ha bisogno di un’attenzione massima. La priorità in ospedale è stabilizzarlo e muoverlo spesso, per evitare che possa rimanere schiacciato sotto il suo stesso peso, annullato in grembo. Un semplice sfioramento può essere doloroso per un neonato pretermine, perché le vie della sensibilità sono ancora immature.

Nelle Tin attrezzate come quelle dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, gli osteopati collaborano con chirurghi, fisioterapisti e tutti gli altri operatori per sostenere la loro salute, direttamente, anche dentro le incubatrici.

Un bambino pretermine dimesso dall’ospedale avrà sicuramente grande sostengo dai trattamenti osteopatici, i quali dovrebbero essere sempre messi in atto per un miglior recupero e crescita.

Anche la mamma del bambino pretermine ha spesso bisogno di un sostegno a sua volta, tanto osteopatico come spesso anche psicologico ed emotivo.

Tutte le mamme, oggi, sono sole dopo il parto, senza una figura di sostegno, eccetto per coloro che hanno scelto di avere a fianco un’ostetrica o una doula.

Il bambino cresce
Se i problemi dovuti al cattivo adattamento in grembo, o ad una nascita traumatica o prematura, o ad infezioni/traumi/chirurgie post partum non vengono trattati, il bambino mantiene delle tensioni fasciali che potrebbero manifestarsi successivamente in vari modi, dando luogo a dolori articolari precoci, emicranie infantili, piede cavo/piatto/torto tensivo, problemi respiratori para-asmatici, digestivi, del sonno, neurologici, paramorfismi e dismorfismi (scoliosi), plagiocefalie posizionali nei primi mesi di vita.

Tutte questi disturbi possono essere prevenuti e migliorati lavorando sulla causa attraverso adeguati approcci osteopatici.
Crescendo, il bambino è soggetto a innumerevoli traumi e cadute e talvolta anche a interventi chirurgici. Tutti questi eventi andrebbero sempre attenzionati da un punto di vista osteopatico, per evitare tensioni e futuri adattamenti posturali che potrebbero creare sofferenze e problemi ben più importanti.