Il corpo si adatta alle sue tensioni per garantire l’equilibrio. Il corpo cambia la sua postura per rispondere al meglio alle tensioni e garantire a tutte le sue parti vascolarizzazione e neurodinamica, ovvero nutrimento e funzione (vedi “cos’è l’osteopatia”).

Proviamo a spiegarlo meglio. Tutto il corpo è avvolto da tessuto connettivo, anzi, ad essere più precisi, ogni organo, ogni vaso ed ogni nervo, inclusa ogni singola cellula, è avvolto, attraversato e costituito da tessuto connettivo. Le cellule sono immerse dentro questa rete extracellulare che ci da forma ed individua, che si chiama sistema connettivo.

La forma del nostro corpo, i nostri tratti somatici, la peculiarità della nostra immagine, la struttura stessa della cellula sono dovuti al tessuto connettivo.

Gli studiosi ci dicono che tale tessuto forma un unico “network” (rete) continuo ed ininterrotto che mette in connessione tutte le parti del corpo in esso contenute. Grazie ad esso, tutti i sistemi corporei sono connessi tra loro, e, come fossero un’unica unità funzionale, si relazionano al mondo esterno trovando le risposte più adeguate per la sopravvivenza e per l’evoluzione.

Di conseguenza, una modificazione del connettivo, modifica a catena tutti gli altri sistemi del corpo, e viceversa. Il connettivo è quindi non solo ciò che rende il corpo “Uno”, ma anche l’ago della bilancia di ogni squilibrio fisiologico.

Quali sono gli stimoli in grado di mutare la struttura del connettivo?

Un intervento chirurgico, un’ infezione, un trauma (anche subito nel periodo di vita intrauterina o al momento della nascita), uno stress emotivo e squilibri chimici ed elettromagnetici.

Dove il tessuto connettivo è in tensione, denso, fibrotico, cicatrizzato, tenderà a ostacolare la circolazione sanguigna e la neurodinamica. Il corpo quindi cercherà di diminuire tali tensioni attraverso delle posture adattive, in accorciamento, per garantire così un corretto apporto sanguigno, un efficiente drenaggio dei cataboliti, una buona trasmissione neurologica, una diminuzione del dolore, una migliore gestione dell’energia e un nuovo equilibrio.

La cosiddetta “buona/cattiva” postura , non è altro che il risultato degli adattamenti naturali del corpo (attraverso il tessuto connettivo ed il sistema nervoso) a queste tensioni, per garantire la continuità di tutte le sue funzioni.

Il corpo modifica il suo equilibrio per mantenere o ristabilire la propria salute globale.

Cifosi, iperlordosi, scoliosi, dismetrie degli arti inferiori, piede piatto, per citarne solo alcuni, possono essere tutte manifestazioni di questi adattamenti tensivi, che non andrebbero ciecamente osteggiati, ma compresi per essere affrontati nella maniera adeguata.

Sarebbe necessario, quindi, comprendere queste “modificazioni” dell’equilibrio, cercandone la causa a monte, la ratio, e lavorare su di essa. Solo così si potrà ottenere un cambiamento duraturo e davvero funzionale in sinergia e non in contrapposizione ai processi di autoregolazione dell’organismo.

Molti di questi adattamenti sono di interesse osteopatico. I trattamenti osteopatici finalizzati a rimuovere od alleviare le cause di tensioni adattative sono molto dolci, per niente invasivi e ben accetti da chiunque. Dopo che sono stati messi in atto, e solo dopo, si potrà e dovrà intervenire con un buon lavoro di ginnastica propriocettiva per correggere squilibri e asimmetrie muscolari. Prima lavorare sulle cause e poi fare ginnastica, sono le due fasi di un trattamento veramente efficace e rispettoso in molti di questi casi.

Forzare una correzione della postura, senza valutarne o cercarne la causa e senza lavorare su di essa, facendo uso di plantari, bustini, apparecchi ortodontici come bite, interventi chirurgici o sblocchi articolari puntuali, sarebbe come lavorare alla cieca e contro corrente, in conflitto con le stesse capacità autoregolatrici del corpo. Alcune di queste possibilità invece andrebbero valutate a fine trattamento (intervento osteopatico più ginnastica) per compensare eventuali dismetrie/squilibri residui che non si sono potuti ridurre, e che sono considerate ancora patogene. Questo approccio vale soprattutto in età pediatrica.

E’ importante notare che i dismorfismi, come ad esempio le scoliosi e le cifosi, che non vengono trattate prima che si strutturino, ossia generalmente prima dell’età adulta, non sono modificabili. E’ infatti durante l’età giovanile od infantile del paziente che si può lavorare con il massimo risultato.

I pazienti con dismorfismi già strutturati, caratterizzati cioè da variazioni della stessa morfologia delle ossa, potranno comunque ricevere enorme giovamento dal trattamento osteopatico e da una ginnastica adeguata. Tale giovamento sarà riscontrabile tanto nei sintomi quanto nel grado di adattamento e nella prevenzione di ulteriori peggioramenti. La cosiddetta gambe corta, quando non c’è un accorciamento anatomico dell’arto, sono quasi sempre riducibili.

Per quei casi invece in cui la chirurgia sia considerata inevitabile, per la gravità o per l’eziogenesi (per esempio in conseguenza di patologie genetiche) del dismorfismo, l’approccio osteopatico può essere di grande aiuto alla buona riuscita della detta chirurgia, e consisterà tanto in un lavoro previo di riequilibrio fasciale quanto in un lavoro post-operatorio.