L’ernia iatale e il reflusso gastroesofageo sono sempre di più ragione di consulto osteopatico. I benefici dei trattamenti sono in molti casi così evidenti, che sempre più persone ricorrono all’osteopatia per risolvere i fastidiosi sintomi correlati.
L’ernia iatale è un problema piuttosto diffuso, sembra che interessi fino il 60% della popolazione. Nella metà di questi casi, all’ernia iatale sono associati anche sintomi tipici del reflusso gastroesofageo. Da un punto di vista osteopatico e secondo l’approccio di J.Pierre Barral, l’ernia iatale e il reflusso, sono l’ultima conseguenza di un disequilibrio pressorio addomino-toracico secondario ad altre tensioni al livello viscerale, che manda in disfunzione il cardias in relazione al diaframma, e in cui anche il nervo vago può avere un ruolo decisivo. Un buon trattamento osteopatico quindi passa primariamente attraverso il lavoro sulla tensione viscerale, al fine di ripristinare il giusto equilibrio pressorio tra le due cavità, addominale e toracica, e solo secondariamente riequilibra la giuntura gastroesofagea per ripristinare il normale funzionamento dell’area.
Alcuni fenomeni di intensa acidità e bruciore gastrico hanno origine farmacologica, in specie in relazione all’abuso di anti-infiammatori non steroidei (FANS), ma anche cortisonici, anticoagulanti, antiblastici, antidepressivi, inibitori della ricaptazione della serotonina.
Si distinguono due diversi tipi di ernia iatale: da scivolamento e para-esofagea.
L’ernia da scivolamento è la più frequente (circa il 90% dei casi); si caratterizza per il passaggio di una porzione dello stomaco attraverso lo iato esofageo, in cavità toracica, provocando reflusso gastro-esofageo. E’ in questo caso che l’osteopatia può essere d’aiuto.
L’ernia da rotolamento, o para-esofagea è una condizione più rara e pericolosa della precedente, di competenza esclusivamente medico-chirurgica. In questo caso la giunzione tra stomaco ed esofago rimane nella sua sede naturale mentre il fondo dello stomaco passa nel torace attraverso il cardias.
Il reflusso gastro-esofageo è uno dei disturbi più frequenti a livello gastrointestinale. Solo in Italia si calcola che ne siano colpiti 4 milioni di persone!
In che cosa consiste?
Quando ingeriamo il cibo, esso procede verso il basso, dall’esofago verso lo stomaco. Il passaggio tra i due organi è regolato dallo sfintere esofageo inferiore (LES), che impedisce, chiudendosi, che il contenuto dello stomaco risalga nell’esofago. Se ciò non avviene correttamente, il contenuto dello stomaco risale nell’esofago (il reflusso) e l’acido cloridrico dello stomaco entra a contatto con la mucosa dell’esofago, provocandone l’ infiammazione (esofagite) con sintomi quali
⦁ Bruciore retrosternale (pirosi)
⦁ Rigurgito (liquido amaro nella cavità orale)
⦁ Disfagia, eruttazioni, faringiti, disfonie, tosse irritativa, otalgie, raucedine
⦁ La maggior parte dei pazienti manifesta anche cervicalgia, dorsalgia, dolori al petto e cefalea
Approccio medico tradizionale
Può essere farmacologico o chirurgico.
– L’approccio farmacologico normalmente prevede la somministrazione di antiacidi che inibiscono temporaneamente la secrezione acida nello stomaco. Questa terapia, pur dando indiscusso sollievo, e prevenendo l’instaurarsi di ben più gravi problematiche relative all’eccesso di acidità, tratta il sintomo, ma non cura la patologia. Infatti interrompendo la cura il disturbo generalmente ricompare.
Inoltre questi farmaci, sempre più spesso inibitori di pompa protonica, possono essere presi solo per brevi periodi di tempo per i loro effetti secondari, soprattutto nelle terapie prolungate.
Alcuni studi scientifici sui prazoli, riportano effetti avversi rari, ma molto gravi: infezioni da Clostridium difficile, fratture, grave ipomagnesemia e rischio di morte prematura.
http://www.cmaj.ca/lookup/doi/10.1503/cmaj.150570
https://bmjopen.bmj.com/content/7/6/e015735
Studi recenti realizzati dall’Università di Stanford e dal Houston Methodist Research Institute hanno evidenziato come l’assunzione prolungata di inibitori della pompa protonica possono essere causa di rischi cardiovascolari importanti, come l’infarto del miocardio.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4462578/
Per il rischio di tali effetti, e di altri meno gravi ma più comuni, la FOOD AND DRUG ADMINISTRATION indica che una cura a base di inibitori della pompa protonica non dovrebbe mai superare le 4 settimane consecutive, come anche sottolineato dalla Fondazione Veronesi nel suo sito internet, e dai foglietti illustrativi dei suddetti farmaci.
Malgrado ciò, è fatto noto che chi ne fa utilizzo, non trovando un sollievo definitivo, frequentemente ne abusa per diversi anni.
– Il trattamento chirurgico viene riservato a soggetti giovani in ottime condizioni generali, che necessitano di una terapia continuata ad elevati dosaggi. Le possibili indicazioni alla terapia chirurgica sono: refrattarietà al trattamento medico, necessità di aumentare il dosaggio di farmaci, scelta del paziente in favore dell’intervento, complicanze ripetute della malattia, esofago di Barret, stenosi esofagea, sintomi atipici, ernia iatale voluminosa o ernia paraesofagea.
L’operazione che si esegue di solito è chiamata fundoplicatio o plastica antireflusso. Questa operazione serve a ricostruire la valvola tra esofago e stomaco. L’operazione viene fatta in due modi: in modo tradizionale (aprendo il torace) o in laparoscopia. Secondo dati riportati dagli stessi centri medici che la praticano, nell’80% dei casi i sintomi scompaiono e il reflusso non torna per almeno 5-10 anni.
Consigli sull'alimentazione
⦁ Masticare con calma. Questo fattore permette di contenere rigurgiti, accumulo di aria nello stomaco e acidità.
⦁ Consumare pasti leggeri e frequenti e lasciare almeno 2/3 ore tra la cena e il momento del sonno.
⦁ Un’alimentazione scorretta o inadeguata alle esigenze del proprio organismo può esacerbare i disturbi sopra descritti:
⦁ Limitare il consumo di alcool, caffè, cioccolato, spezie, grassi, latte, arance, bevande gassate, che tendono ad aumentare l’acidità gastrica.
⦁ A seconda della stagione e di ciò che si ha disponibile nel proprio territorio, è consigliabile aumentare il consumo quotidiano di patate, carote, cavolo cappuccio, avena, alghe, nespole, olio EVO, albicocche, asparagi, zucca gialla, alimenti fermentati e probiotici, ma anche okra, chirimoya, papaia e mango. La papaia nello specifico, oltre essere un frutto delizioso, è un alimento straordinario per il sistema digestivo. Conosciuto in Centro e Sud America come “l’albero della salute” è, fin dai tempi remoti, consumato per alleviare i bruciori di stomaco e cicatrizzare le ulcere gastriche, con ottimi risultati.